domenica 20 gennaio 2008

Graffiti Writing. Cos'è?

l Graffiti Writing, spesso erroneamente definito Graffitismo, è una manifestazione sociale, culturale e artistica diffusa in tutto il pianeta, basata sull’espressione della propria creatività tramite interventi sul tessuto urbano. Correlata ad essa sono gli atti dello scrivere il proprio nome d’arte (tag) diffondendolo come fosse un logo. Il fenomeno prende le mosse dalla pittura murale (murales - disegni su muro), e viene spesso associato ad atti di vandalismo, poiché numerosi adepti utilizzano come supporti espressivi mezzi pubblici o edifici di interesse storico e artistico. Generalmente, il nocciolo di writers più vicini ad un serio lavoro di ricerca artistica considerano tali attività deprecabili, dimostrando anche nella scelta del supporto per la pittura una maggiore responsabilità e consapevolezza. Resta tuttavia una gran quantità di adolescenti, chiamati nello slang sucker, poser, scarsi, scrausi, estimatori, rimastini e quant’altro, che producono solamente trafile di tag, o al massimo throw ups (ovvero tag più elaborate eseguibili in breve tempo) al fine di promuovere il loro nome. Uno tra i più influenti writers della storia e teorico del movimento aerosol art italiano, Phase II, scriveva nel 1999 in un articolo su Aelle, rivista specializzata ora non più alle stampe, “…throw-up: spingere il proprio nome oppure vomito?”.
Graffiti sulla facciata di una casa di Berlino

Nel corso degli anni molti artisti hanno comunque maturato nuove tendenze creative per cui, pur mantenendo radici nel “Graffiti Writing”, si è riusciti a sconfinare nella tipografia, nel design, nell’abbigliamento, contaminando il tipico stile degli anni ‘80 con ideali più razionali e vicini alla grafica. Si parla di tendenze artistiche “Post-Graffiti” in particolare riferendosi alla Street Art, e di Graffiti Design per le influenze oramai evidenti nelle tecniche pubblicitarie e nella moda. È possibile affermare che molti Artisti oramai integrati nel sistema convenzionale del Mercato dell’Arte, traggono il loro valore da esperienze precedenti spesso formalmente illegali. Non è una novità osservando i risvolti delle Avanguardie di primo Novecento, oppure gli happenings degli anni Settanta, tuttavia movimenti del genere non avevano mai raggiunto una scala globale. Il confine fra Arte e Vandalismo e tra Fascino e Illegalità contiene quindi una vasta gamma di sfumature, e ad illuminare il pubblico, spesso capace di interpretare correttamente gli stilemi ed i concetti proposti, ci hanno pensato artisti e designers ormai di fama internazionale come il tedesco Mirko Daim Reissler, l’inglese Banksy, i francesi 123 Klan, lo spagnolo La Mano, l’olandese Neck, l’italiano Eron, volutamente evitando la scena americana, totalmente diversa da quella europea. In Italia possiamo citare (seguendo criterii qualitativi, non quantitativi, e successiva evoluzione e prosecuzione nell’arte o nel design), nella vecchia scuola, Sid, Blef e la fly-girl Dafne da Genova, The Damage Kidz da Milano, Bol23 da Roma, Cento e Zero-T da Firenze, FlyCat da Udine. Nella nuova generazione annoveriamo invece Microbo e Bo103 da Milano, Peeta, Hitness, 17k & la fly-girl Menta e Kemh da Roma e Iabo da Napoli. Le due generazioni citate, sono legate a stili e modi di fare direttamente correlabili al writing degli anni ‘80 e ‘90. È invece ancora in corso la lotta in strada per la generazione dei “graffiti designers”, con due anni di ritardo rispetto alla scena europea.
Da Wikipedia.

2 commenti:

Riprendiamoci Roma ha detto...

"Il fenomeno prende le mosse dalla pittura murale (murales - disegni su muro), e viene spesso associato ad atti di vandalismo, poiché numerosi adepti utilizzano come supporti espressivi mezzi pubblici o edifici di interesse storico e artistico. Generalmente, il nocciolo di writers più vicini ad un serio lavoro di ricerca artistica considerano tali attività deprecabili, dimostrando anche nella scelta del supporto per la pittura una maggiore responsabilità e consapevolezza."

Se davvero li considerate deprecabili allora provvedete a denunciarli. Sarà più facile per noi cittadini sopportare eventuali, limitati effetti collaterali, che sono diretta conseguenza dal vostro operato. Voi siete lo 0,1% di un fenomeno che ormai sta diventando una piaga sociale, con costi altissimi per le amministrazioni comunali, che ogni anno spendono decine di milioni di euro per ripulire le porcate dei cavernicoli che indirettamente avete allevato.
Noi i graffiti li cancelliamo e lo facciamo gratis. E possiamo farlo alla luce del sole. E di notte, stiamo alla finestra a guardare.

Seil2 ha detto...

Tag, Throwup e pazzi illegali sono parte integrante del writing e del movimento. Il writing è la disciplina pura, parte dei 4 elementi dell'hiphop. La sua originaria e naturale superficie è il treno, non il muro, e pertanto l'illegalità è insita nel dna stesso della disciplina.

Il writing non è la street art. Non è i disegni. Il writing sono le lettere. Lo studio e l'evoluzione del lettering dalla firma che tutti odiate fino al pezzo evoluto, o masterpiece.

Fare le tag, i bombing, gli illegali è una parte del processo di crescita. Una fase in genere di transizione che poi, con il crescere dell'età, o per propria consapevolezza e cultura, si abbandona.

Ci sono persone a cui piace l'adrenalina, altri che preferiscono un pomeriggio in hall of fame con gli amici... altri a cui non frega un cazzo di niente e vogliono solo spaccare tutto.

E' come la vita, ognuno ha le sue idee e le sue attitudini. Il writing è il mezzo, ognuno lo interpreta e lo vive come preferisce, e quindi non porta problemi alla società ma, piuttosto, può riflettere problemi che nella società già ci sono.

Nota per chi ha scritto l'artarticolo: Puoi trovare informazioni migliori su allcitywriters, la parte storica che hai riportato è molto imprecisa e lacunosa.